Cammina Cammina...
sabato 22 dicembre 2012
mercoledì 12 dicembre 2012
domenica 25 novembre 2012
Perdita dell'ipotassi
«I bambini allattati con il mezzo
visivo, tv o computer, hanno un rapporto con la parola viscerale,
diretto, frammentato e semplicistico. E se la scuola non ha più
autorevolezza e credibilità, non può certo rimediare. I miei
studenti universitari fanno errori ortografici, grammaticali e
sintattici, ma soprattutto ignorano il ragionamento complesso. Niente
ipotassi, abolizione delle subordinate e dei nessi causali tra
proposizioni. D’altra parte sono abituati alla digitazione veloce e
la miniaturizzazione degli strumenti non aiuta.
... «C’è una cesura abissale
con il passato, la storia li lascia indifferenti. Se affronto il
conflitto mediorientale parlando dei bambini morti a Gaza, gli
studenti partecipano, ma i motivi della guerra non interessano.
L’attenzione è attratta da questioni emotive che esaltano la
proiezione narcisistica. La cultura grammaticalizzata, le regole,
l’interpretazione intellettuale, l’astrazione, la logica, lo
sguardo d’insieme sono archeologia: il 90 per cento dei ventenni
apprezza solo il dettaglio, il frammento, la concretezza,
l’emotività». Problemi che riguardano anche gli adulti, a quanto
pare: «Basta guardare le prestazioni nei concorsi di magistrati,
presidi, insegnanti…».
G.Priulla nel saggio "Italia dell'ignoranza"
lunedì 12 novembre 2012
VARIEGATA BELLEZZA
Ringraziare
desidero il divino
Labirinto delle cause e degli effetti
Per la diversità delle creature
Che compongono questo universo singolare,
Per la ragione, che non cesserà di sognare
Un qualche disegno del labirinto
Labirinto delle cause e degli effetti
Per la diversità delle creature
Che compongono questo universo singolare,
Per la ragione, che non cesserà di sognare
Un qualche disegno del labirinto
Il procyon lotor (orsetto lavatore) è in grado di identificare gli oggetti prima di toccarli con levibrisse localizzate sopra alle sue unghie affilate e non retraibili
mercoledì 7 novembre 2012
CASORATI
"Vorrei saper proclamare la dolcezza di fissare sulla tela le anime estatiche e ferme, le cose immobili e mute, gli sguardi lunghi, i pensieri profondi e limpidi, la vita di gioia e non di vertigine, la vita di dolore e non di affanno".
F.Casorati
martedì 23 ottobre 2012
giovedì 18 ottobre 2012
Ma chi, se gridassi, mi udrebbe, dalle schiere
degli Angeli? e se anche un Angelo a un tratto
mi stringesse al suo cuore: la sua essenza più forte
mi farebbe morire. Perché il bello non è
che il tremendo al suo inizio, noi lo possiamo reggere
ancora,
lo ammiriamo anche tanto, perch’esso calmo, sdegna
distruggerci. Degli Angeli ciascuno è tremendo.
degli Angeli? e se anche un Angelo a un tratto
mi stringesse al suo cuore: la sua essenza più forte
mi farebbe morire. Perché il bello non è
che il tremendo al suo inizio, noi lo possiamo reggere
ancora,
lo ammiriamo anche tanto, perch’esso calmo, sdegna
distruggerci. Degli Angeli ciascuno è tremendo.
sabato 15 settembre 2012
lunedì 27 agosto 2012
venerdì 24 agosto 2012
mercoledì 15 agosto 2012
lunedì 6 agosto 2012
MEMENTO
..."Ciò di cui si dovrà rendersi conto è
che spesso la verità si nasconde proprio in quello che non
ricordiamo e che non sappiamo: la storia della nostra vita, così
come la raccontiamo a noi stessi e agli altri, non è altro che una
delle infinite narrazioni possibili, e l’immagine di noi stessi
che costruiamo nel tempo ha spesso più a che fare con l’invenzione
che con il ricordo."
domenica 29 luglio 2012
venerdì 20 luglio 2012
venerdì 13 luglio 2012
LETTERA (MORTA)
Ieri, quando ho letto le tue parole, la voglia immediata di risponderti mi è stata inibita dal fatto che mi mancava la condizione essenziale per parlarti, e cioè la solitudine. Sì, potevo essere al massimo sola nella stanza, ma non lo ero nella casa, e non certamente nell'intero edificio, e di sicuro non nell'intero mondo...giacché ho scoperto che per parlarti davvero l'universo dovrebbe farsi vuoto, e tutto ciò che di materiale c'è fra noi dissolversi - tutto il denso e l'oscuro che s'interpone fra le nostre voci.
Ugualmente, ora che sono - relativamente - sola, mi è d'impaccio la parola che si organizza in frasi, la necessità della sintassi - vorrei poter emettere suoni inarticolati, magari farli vibrare contro la tua pelle inumidita dal mio fiato. parlarti come una folle o una santa demente che ha perso il linguaggio - l'espressione procede per tentativi, balbettamenti, chioccolii, lallazioni - è come palpare un muro bianco cercandovi con mani di cieca crepature e pertugi.
E tu, come Dio in Borges.
ma
nelle crepe Dio è celato e attende.
martedì 10 luglio 2012
domenica 8 luglio 2012
Segreti Cruciali
Ciascuno racchiude dentro di sé un segreto, che non può e non
potrà mai condividere con qualcuno. A volte lo ignora persino lui
stesso, o non osa confessarselo. Spesso lo dissimula con mezze
asserzioni.
Eppure è il cuore della sua identità : il suo segreto.
Quello che annichilisce è pensare come questi cruciali segreti
scompaiano con la vita degli individui, siano inghiottiti dal nulla,
svaniscano, senza lasciare traccia.
mercoledì 6 giugno 2012
domenica 20 maggio 2012
LA BELLEZZA SALVA?
Introducete l'Estetica e le sue leggi nell'ottuso e prigioniero vivere umano.
Avrete introdotto libertà, sospensione del dolore - eleganza, dolcezza.
sabato 12 maggio 2012
SUONI CELESTI
Rapito
e leggero ero intriso
di
te, la tua forma era il mio
respiro
nascosto, il tuo viso
nel
mio si fondeva, e l'oscuro
pensiero
di Dio discendeva
sui
pochi viventi, tra suoni
celesti
e infantili tamburi
e
globi sospesi di fulmini
su
me , su te, sui limoni...
[E.Montale
, Nella serra]
Due
quartine di novenari, il nono verso è ottonario, ma la nona sillaba
è la sospensione.
Ritmo
sublime.
In
barba a chi dice che la poesia è un affare di cuore ( o di altre frattaglie).
lunedì 23 aprile 2012
STORIE DI VITE FELICI
Vive in una casetta di mezza montagna,
fatta di pietre antiche. All'interno molti oggetti poveri ma belli.
Ha una auto vecchia ma ben funzionante e soprattutto adatta alle sue
esigenze ( strade dissestate, trasporti vegetali e animali).
Frequenta persone (non molte) con cui sta bene, si sente a suo agio,
ma evita accuratamente di definirli amici. Ha smesso di lavorare
presto ; vive di una piccola pensione derivata dai suoi anni
lavorativi e del modesto introito rappresentato dall'affitto di una
casa in città lasciatale da un parente.
“Non mi manca proprio
nulla” afferma.
Ha qualche animale che ama molto senza
esserne però schiava. E' molto attiva intellettualmente e
spiritualmente; si dedica a lavori di fine manualità di cui apprezza
la concentrazione e il silenzio.
giovedì 29 marzo 2012
SOLE DI MARZO
Spogliarsi al sole di marzo è bello.
Si è sempre al limite fra fresco e
tepore, un attimo prima di avvertire un brivido, un equilibrio
meraviglioso che permette di restare immobili a lungo, in un
atteggiamento di accoglienza abbandonata simile a quella di un
devoto.
Riaffiora un verso lontano, scritto non
so da chi ma inscritto in un anfratto del mio archivio personale di
poesia:
“...mi sono chinato a ricevere il
sole”
o anche
“balaustrata di brezza
su cui appoggiare la mia malinconia”
venerdì 16 marzo 2012
RESURREZIONE
Oggi 16 marzo 2012 l'umanità sofferente per pene piccole e grandi ha rialzato la fronte atterrata dal patire ,
sollevata dalla esorbitante notizia che
martedì 13 marzo 2012
sabato 10 marzo 2012
MICRORAPTOR
Il Microraptor era un dinosauro grande come un piccione vissuto circa 130 milioni di anni fa.
Aveva 4 ali ma non sapeva volare.
martedì 14 febbraio 2012
RESTORATION
la vita - è il solo modo
per coprirsi di foglie,
prendere fiato sulla sabbia,
sollevarsi sulle ali;
essere un cane,
o carezzarlo sul suo pelo caldo;
distinguere il dolore
da tutto ciò che dolore non è ;
stare dentro gli eventi,
dileguarsi nelle vedute,
cercare il più piccolo errore.
Un'occasione eccezionale
per ricordare per un attimo
di che si è parlato
a luce spenta;
e almeno per una volta
inciampare in una pietra,
bagnarsi in qualche pioggia,
perdere le chiavi fra l'erba;
e seguire con gli occhi una scintilla nel vento;
e persistere nel non sapere
qualcosa d'importante.
W.Szymborska
immagine di Robert and Shana ParkeHarrison
martedì 7 febbraio 2012
GENERALE INVERNO
Basta una stretta del Generale Inverno
( che molti ormai davano per definitivamente a riposo) perché gli
umani possano toccare con mano quanto è potente la tecnologia. I
treni si bloccano, la luce artificiale si spenge e il riscaldamento
con essa, le auto restano sepolte sotto la neve.
E invece di fermarsi a riflettere su
quanto li circonda, i predetti umani si abbandonano al piacere
isterico delle proteste e delle accuse reciproche.
Così non scopriranno mai che la
“macchina “ più funzionale è ancora la vecchia pala che ti
aiuta ad aprirti la strada davanti alla porta di casa.
immagine tratta dal bel blog Le figure dei libri
lunedì 6 febbraio 2012
DISDERI
André Disderi , fotografo
parigino dell'800, inventore della “carte de visite” - una
antenata della carta d'identità, una specie di biglietto da visita
con foto – racconta che molti dei suoi clienti vedevano nel suo
atelier la possibilità di vivere per pochi istanti identità ed
esistenze differenti da quelle abitudinarie, a cui erano
quotidianamente incatenati come “ ad una maschera inchiodata “.
Alcuni chiedevano di farsi
immortalare nelle vesti di famosi attori e personaggi celebri, come
personificazioni allegoriche o semplici incarnazioni delle loro
fantasie più recondite ( fra questi una delle più affezionate fu la
celebre contessa di Castiglione)
A dispetto di coloro che
sono soliti vantarsi con irritante sprovvedutezza di “essere sempre se
stessi”, il problema della identità personale non è cosa da
districare facilmente.
Se sia l'identità sociale
ed esteriorizzata o quella interiore, sognata , irrealizzata, quella
più prossima alla nostra vera essenza ; quali siano le loro
interrelazioni; e, soprattutto, quale rapporto ci sia fra Io e Tempo:
tutto questo è probabilmente un rebus di difficilissima soluzione.
les jambes de l'Opera, 1870
sabato 28 gennaio 2012
WILDT
...sarà stato anche fascista, ma come negargli il genio?
Forlì,‘Wildt. L’anima e le forme da Michelangelo a Klimt’.
Forlì,‘Wildt. L’anima e le forme da Michelangelo a Klimt’.
venerdì 27 gennaio 2012
Unbegrentz Senza limiti
Non potere finire
ti rende grande. Non cominciare mai
è il tuo destino. Ruota
la tua canzone come il firmamento
inizio e fine eternamente identici,
( Anfang und Ende immerfort dasselbe)
e quanto apporta il centro è chiaramente
quanto era all'inizio, e resta in fine.J.W.Goethe, West-östlicher Divan
mercoledì 11 gennaio 2012
UNA BUONA MORTE
James Hillman è morto il 27 ottobre 2011 nella sua casa di Thompson, nel Connecticut (Usa), all'età di 85 anni. L'annuncio è stato dato dalla moglie Margot McLean-Hillman, precisando che il marito era malato da tempo di un tumore alle ossa. Hillman ha sempre respinto le cure più invasive pur di conservare la sua lucidità e libertà di giudizio.
La sua è stata non solo una morte filosofica, ma da filosofo antico, l'ars moriendi - anche se non voleva la si chiamasse così - di un laico, pagano maestro di intelletto e soprattutto di anima. Perché alla scommessa, pacata e implicita, di restare pensante, lucidamente pensante e dialogante, di spingere la ricerca razionale fino all'estrema soglia della biologia, si sommava un'incessante attività di ricerca interiore, di introspezione psicologica: un esercizio estremo di quella «visione in trasparenza» di cui aveva parlato nei suoi scritti, e che lo ha portato all'ultima frontiera dell'io in uno stato di continuo ascolto dei messaggi della psiche, e non solo di quella conscia. Uno stato infero, ma sublime, nel senso etimologico latino del termine, sub limine, alla soglia, sul confine.
L'inesauribile curiosità per quello stato, che lo animava e di cui continuamente parlava come di una condizione nuova e sorprendente, era mantenuta a prezzo di un ridotto dosaggio di morfina e dunque di una sofferenza fisica affrontata con assoluto coraggio ma senza ostentazione né retorica, per non rischiare, come diceva, di peccare di hybris. Del resto, con la concentrazione e la lucidità che perseguiva in modo tanto accanito quanto stupefacente, anche il dolore era analizzato in termini sia filosofici sia psicologici, e molto spesso - in sintonia con un altro dei suoi grandi interessi di studio - in termini alchemici. Le immagini del processo di DISSOLUTIO e COAGULATIO e la descrizione in quel linguaggio di altre condizioni psichiche che via via si affacciavano - la RUBEFACTIO immaginativa, che precede la sublimazione nell'estrinsecazione della bellezza, la figura della ROTATIO, nel cui ciclo non si può mai dire cosa è superiore e cosa inferiore - dominavano spesso la parte più strettamente introspettiva e psicologica della sua analisi del morire.
Diceva che le parole gli alleviavano i dolori delle ossa come i cuscini che gli venivano continuamente sistemati nel letto da cui, come sapeva, non si sarebbe più rialzato, e che era stato portato in salotto, al centro della casa, di fronte alla grande vetrata aperta sull'abbagliante autunno del New England. Su un tavolino, a disposizione di chiunque volesse leggerle, una raccolta di poesie giapponesi sulla morte scritte da monaci zen o da autori di haiku. «Una radiosa gradevole / giornata d'autunno per viaggiare / incontro alla morte».
A proposito dei diversi modi di morire , non mi piace, da parte di chi ha scelto di por fine alla propria vita, la decisione di farsi dare la morte da qualcun altro. E quindi non comprendo tutta l'enfasi sul suicidio assistito.
A meno che qualcuno non sia completamente immobilizzato e impossibilitato a fare il minimo movimento.
In condizioni estreme è sempre possibile trascinarsi a una finestra e buttarsi nel vuoto.
Il diritto al suicidio o meglio la libertà di togliersi la vita è sempre esistita. Cioran diceva che precisamente l'idea di potersela togliere in ogni momento era ciò che in più casi l'aveva salvato dal suicidio.
Perché coinvolgere qualcun altro?
Se non si ha il coraggio fisico di farlo, è segno che non è “ancora” il momento di farlo.
adela leibowitz
La sua è stata non solo una morte filosofica, ma da filosofo antico, l'ars moriendi - anche se non voleva la si chiamasse così - di un laico, pagano maestro di intelletto e soprattutto di anima. Perché alla scommessa, pacata e implicita, di restare pensante, lucidamente pensante e dialogante, di spingere la ricerca razionale fino all'estrema soglia della biologia, si sommava un'incessante attività di ricerca interiore, di introspezione psicologica: un esercizio estremo di quella «visione in trasparenza» di cui aveva parlato nei suoi scritti, e che lo ha portato all'ultima frontiera dell'io in uno stato di continuo ascolto dei messaggi della psiche, e non solo di quella conscia. Uno stato infero, ma sublime, nel senso etimologico latino del termine, sub limine, alla soglia, sul confine.
L'inesauribile curiosità per quello stato, che lo animava e di cui continuamente parlava come di una condizione nuova e sorprendente, era mantenuta a prezzo di un ridotto dosaggio di morfina e dunque di una sofferenza fisica affrontata con assoluto coraggio ma senza ostentazione né retorica, per non rischiare, come diceva, di peccare di hybris. Del resto, con la concentrazione e la lucidità che perseguiva in modo tanto accanito quanto stupefacente, anche il dolore era analizzato in termini sia filosofici sia psicologici, e molto spesso - in sintonia con un altro dei suoi grandi interessi di studio - in termini alchemici. Le immagini del processo di DISSOLUTIO e COAGULATIO e la descrizione in quel linguaggio di altre condizioni psichiche che via via si affacciavano - la RUBEFACTIO immaginativa, che precede la sublimazione nell'estrinsecazione della bellezza, la figura della ROTATIO, nel cui ciclo non si può mai dire cosa è superiore e cosa inferiore - dominavano spesso la parte più strettamente introspettiva e psicologica della sua analisi del morire.
Diceva che le parole gli alleviavano i dolori delle ossa come i cuscini che gli venivano continuamente sistemati nel letto da cui, come sapeva, non si sarebbe più rialzato, e che era stato portato in salotto, al centro della casa, di fronte alla grande vetrata aperta sull'abbagliante autunno del New England. Su un tavolino, a disposizione di chiunque volesse leggerle, una raccolta di poesie giapponesi sulla morte scritte da monaci zen o da autori di haiku. «Una radiosa gradevole / giornata d'autunno per viaggiare / incontro alla morte».
A proposito dei diversi modi di morire , non mi piace, da parte di chi ha scelto di por fine alla propria vita, la decisione di farsi dare la morte da qualcun altro. E quindi non comprendo tutta l'enfasi sul suicidio assistito.
A meno che qualcuno non sia completamente immobilizzato e impossibilitato a fare il minimo movimento.
In condizioni estreme è sempre possibile trascinarsi a una finestra e buttarsi nel vuoto.
Il diritto al suicidio o meglio la libertà di togliersi la vita è sempre esistita. Cioran diceva che precisamente l'idea di potersela togliere in ogni momento era ciò che in più casi l'aveva salvato dal suicidio.
Perché coinvolgere qualcun altro?
Se non si ha il coraggio fisico di farlo, è segno che non è “ancora” il momento di farlo.
adela leibowitz
domenica 8 gennaio 2012
METTERE/LEVARE
-..il confine fra il mettere e il levare è struggente ( e insondabile) quasi quanto quello fra l'essere-stato e l'essere-per-essere ( e se consideri l'etimo, levare > levis è certo un alleggerire, rendere lieve, mentre il mettere > mittere potrebbe pure risolversi in un mandare (a fondo?) -
e conosco benissimo quel bivio fra rimorso e sghignazzo.
Ma qualche volta - fortunatamente o sfortunamente - si va oltre...-
Trovo bellissimo questo testo su mettere-levare ( ma di chi è?).
In fondo, il mettere/levare è una sintesi perfetta del processo di costruzione dell'Io. E raggiungere un equilibrio, un'armonia nel mettere/levare è forse la chiave della Saggezza, o della cosiddetta Felicità.
Ognuno poi dovrà scegliere – consapevolmente o inconsapevolmente – il criterio del cosa mettere e del cosa levare.
Michelangelo alla fine della sua vita seppe farlo con meravigliosa veggenza. Sembra che privilegiasse il levare, ma in realtà un certo levare è anche un mettere.
e conosco benissimo quel bivio fra rimorso e sghignazzo.
Ma qualche volta - fortunatamente o sfortunamente - si va oltre...-
Trovo bellissimo questo testo su mettere-levare ( ma di chi è?).
In fondo, il mettere/levare è una sintesi perfetta del processo di costruzione dell'Io. E raggiungere un equilibrio, un'armonia nel mettere/levare è forse la chiave della Saggezza, o della cosiddetta Felicità.
Ognuno poi dovrà scegliere – consapevolmente o inconsapevolmente – il criterio del cosa mettere e del cosa levare.
Michelangelo alla fine della sua vita seppe farlo con meravigliosa veggenza. Sembra che privilegiasse il levare, ma in realtà un certo levare è anche un mettere.
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